In questi giorni, visto la carenza di impegni che di solito hanno caratterizzato tutto il resto dell’anno, riesco finalmente a trovare il tempo di passare un po’ più di tempo con gli amici o conoscenti che magari non riesco a incontrare prima.
Questi incontri sono molto interessanti, ed aiutano a riannodare i contatti che solitamente durante l’anno scemano a causa di impegni che caratterizzano la vita quotidiana, siano essi impegni di lavoro che extra.
Recentemente più di una persona mi ha fatto la domanda, “come va la politica? Sei ancora presidente della lista civica? Ma chi te lo fa fare?”, ora non che le domande mi vengano formulate in questo modo o tutte assieme, però almeno una delle 3 mi viene proposta; la mia risposta è sempre quella “lo faccio perché mi piace, lo faccio perché voglio essere utile agli altri, lo faccio con passione” … lo sbigottimento arriva quando spiego quanto tempo impiego in questa attività, come questa si incastra con le altre, e come questa attività come le altre non mi fanno mettere in tasca nulla … dopo lo sbigottimento arriva la sentenza “te sei matto, tutto questo e non ci guadagni nulla“.
Questa conclusione mette bene in luce come i tempi moderni sono sempre legati ad un “dare per avere“, e quando si comunica che questa logica non appartiene, sembra quasi essere un alieno; ancora più importante è che se faccio queste cose non le faccio pesare, le faccio per passione e non mi aspetto nemmeno che mi venga riconosciuto qualcosa, lo faccio perché lo voglio fare e basta, non lo faccio per prestigio personale. So benissimo che questa logica oggi forse è minoritaria, ma questa mi è stata passata nella mia formazione che ho ricevuto in oratorio e parrocchia, una formazione che si è completata ed è stata arricchita nel percorso scolastico e lavorativo.
Quindi ai miei interlocutori finisco dicendo “le cose le faccio perché sono fatto così, e se le faccio non mi pesano e nessuno mi impone di farle“